Anche se ormai non fanno più notizia, le tensioni tra Russia e Ucraina continuano e non solo dal punto di vista politico.

La prossima edizione di Eurovision che si terrà a maggio a Kiev, come preannunciato, sta diventando sempre più un campo di battaglia mediatico che assorbe la forte tensioni politiche tra il governo ucraino e quello guidato da Putin.

Di qualche settimana fa la notizia del divieto di visto di entrata in Ucraina confermato dal Vice Primo Ministro Vyacheslav Kyrylenko verso la cantante rappresentante la Russia alla seconda semifinale della kermesse canora più famosa d’Europa, Yuliya Samoylova, accusata di aver violato la legge di Kiev.

Tale violazione della legge, con relativo divieto di entrata nel paese, riguarderebbe un episodio del 2015, dove la Samoylova avrebbe partecipato ad un festival musicale in Crimea (proprio la regione contestata ora tra Russia e Ucraina) senza i regolari permessi.

Dall’inizio del conflitto tra le due nazioni infatti è entrata in vigore una legge che prevede la richiesta di un permesso specifico rilasciato da Kiev per tutti gli artisti e le artiste russe che devono esibirsi proprio nel territorio di Crimea. Inoltre il governo ucraino ha stilato una lista di artisti russi “non benvenuti” in continuo aggiornamento per le loro posizioni filo-russe. A metà del 2016 la lista prevedeva il divieto di entrata in Ucraina per Mikhail Boyarskiy, Yulia Chicherina, Oleg Gazmanov, Iosif Kobzon, Lev Leschenko, Grigoriy Leps, Stas Piekha, Sergey Penkin, Nikolay Rastorguev (LUBE), Aleksandr Rozenbaum e Valeria Rerfilova. Anche se all’epoca non ancora presente nella lista, Yuliya Samoylova, sarebbe una delle prossime artiste candidate a farne parte anche grazie ai suoi commenti sui social network contro l’avvicinamento politico di Kiev all’Unione Europea.

Chi conosce Eurovision non si sarà sorpreso leggendo questa notizia, dal momento che le tensioni anche a livello mediatico tra Russia e Ucraina cominciarono ad usare la vetrina di Eurovision appena dopo la proclamazione dell’anno scorso della vittoria dell’artista ucraina Jamala con la canzone 1944 (che parlava della deportazione della minoranza dei tatari dalla Crimea sotto il regime di Stalin).

Il governo di Putin infatti, appena proclamata vincitrice la canzone, aveva minacciato di boicottare Eurovision dell’anno successivo (che si sarebbe tenuto a Kiev secondo tradizione, dal momento che il brano vincitore era stato presentato dall’Ucraina).

Le minacce russe di questo tipo però non sono nuove, dal momento che Putin aveva affermato di voler creare un Eurovision in versione ridotta solo con la partecipazione di paesi sotto l’area di influenza russa, dopo la vittoria della cantante queer Conchita Wurst nel 2014.

Anche se il boicottaggio del 2016 da parte di Mosca è stato annunciato, non sembra però che l’intenzione sia stata mantenuta e anzi, l’occasione di far esibire un’artista russa all’interno di Eurovision in territorio ucraino sembra un’occasione da non perdere, una vetrina mediatica e politica da non potersi far sfuggire.

Al momento gli organizzatori di Eurovision, il governo ucraino e l’etichetta discografica della Samoylova (che intanto ha già preparato a Mosca la classica cartolina-video di introduzione al paese prima dell’esibizione di ogni cantante) stanno lavorando per cercare di individuare una soluzione attraverso un compromesso al momento ancora non chiaro.

Da Kiev intanto, negli ultimi giorni sono arrivate nuove affermazioni del Vice Primo Ministro, Vyacheslav Kyrylenko, che sembra in qualche modo tenere le porte aperte verso la partecipazione di un artista russo alla kermesse, chiudendo però un portone verso Yuliya Samoylova affermando: “La partecipazione ad Eurovision 2017 della Russia rimane aperta ma solo se la nazione invia un cantante che non ha violato le leggi ucraine”.

Al momento non resta che aspettare gli sviluppi da entrambe le parti e vedere quali saranno le nuove mosse sullo scacchiere politico e in questo caso mediatico tra Russia e Ucraina.

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